MotoGP, lettera aperta di Marquez: “L’osso non si era consolidato ma sono fiducioso”

Lo spagnolo aggiorna i tifosi sulle sue condizioni con una lettera aperta (fonte: QUI)

fonte SKY Sport
 

Marc Marquez si è fatto vivo con una lettera aperta, molto lunga, molto bella e molto vera, per ringraziare chi lo sostiene e per aggiornare sulla sua situazione. Spiega la complessità globale del suo recupero nei mesi scorsi che hanno preceduto il quarto intervento e svela come dopo la terza operazione la frattura  dell’omero non si fosse mai realmente consolidata. È un fatto nuovo di cui ci porta a conoscenza e rende bene l’idea delle condizioni in cui Il pilota si trovasse a guidare. Alla clinica Mayo di Rochester USA (dove è stato operato di recente per la quarta volta) gli è stato ruotato l’osso di 30 gradi tramite una nuova frattura chirurgica (osteotomia) e l’impianto di un nuovo mezzo di sintesi. Non è ancora possibile sapere invece se i medici siano dovuti intervenire anche sulla vecchia frattura per garantirne il consolidamento. La situazione è in netto miglioramento, il morale di Marquez resta alto e con esso la speranza di tornare in moto e di tornarci competitivo. Di seguito il testo integrale della lettera aperta scritta dal pilota spagnolo della Honda.

La lettera aperta di Marquez

“Ho ricevuto molti messaggi di incoraggiamento da voi tifosi. Li ho apprezzati, soprattutto in un momento come questo. Voglio farvi sapere come procede il mio recupero. L’idea che forse avrei dovuto sottopormi a un’altra operazione c’era già da settembre dell’anno scorso. Controllavamo il braccio periodicamente per vedere l’evoluzione della frattura dopo il terzo intervento. Quando è arrivata la pre-season, volevo convincermi che ce l’avrei fatta. ‘Il potere è nella mente’, era il mio motto. Ma con l’inizio della stagione mi sono reso conto che i limiti erano molto grandi. L’idea era di gareggiare per tutta la stagione, dato che l’osso non si era consolidato al 100% dopo la terza operazione. Conoscevo i miei limiti e nascondevo il disagio, per evitare domande continue. Solo le persone più vicine a me erano al corrente della situazione. Il momento decisivo è arrivato attorno al GP di Francia, quando tutto era pronto per una TAC 3D. Abbiamo deciso di sottoporci alla quarta operazione. L’intervento negli Stati Uniti mi ha sorpreso molto per il modo in cui avevano pianificato il periodo pre-operatorio e post-operatorio. È molto diverso dalla Spagna. Il periodo post-operatorio è stato molto veloce, sono stato subito dimesso e autorizzato a volare. Sono potuto tornare a casa. La preparazione era stata molto accurata, tutto è stato fatto con largo anticipo. Prima dell’intervento ero di ottimo umore, ma nelle ore successive mi sono sentito peggio a causa dell’anestesia e del dolore. Sono stato male per due o tre giorni. Non era la prima operazione al braccio per me e sapevo già cosa avrei provato, il dolore era normale e sarebbe diminuito. Ora mi sento abbastanza bene, non provo dolore. Ho ancora il braccio immobilizzato e sto facendo leggeri esercizi di mobilità passiva”.

“Adesso ho la speranza di poter continuare a correre”

Mi sento motivato, la sensazione è buona e sono entusiasta di iniziare il recupero. Lo farò non appena i medici mi diranno di farlo, per vedere se il mio braccio funziona come dovrebbe. Attualmente provo speranza. Per il modo in cui guidavo e gareggiavo, non mi vedevo in sella ancora per molto, forse un anno o due. Dopo l’intervento a Rochester, ho la speranza di poter continuare a gareggiare senza dolore e di potermi divertire ancora in moto. Sono in attesa di una radiografia che verrà effettuata alla sesta settimana dall’intervento. A seconda del risultato, sceglieremo il percorso di recupero. Fino ad allora mi sto godendo un po’ di vacanza, non possiamo ancora iniziare il recupero al 100%. Al momento, anche se sembra che abbia molto tempo libero, pianifico bene ogni giornata. Mi alzo presto e vado a fare una passeggiata di un’ora e mezza. Poi cerco di tenermi occupato: le telefonate con la squadra, la mia famiglia, le cose di casa. Nel pomeriggio ho iniziato a lavorare delicatamente sulla parte inferiore del corpo e un po’ sul braccio sinistro. A volte mi fermo a pensare alla motivazione e, nel mio caso, l’unica conclusione a cui arrivo è che la mia deriva dalla passione e dall’entusiasmo. È sempre la stessa, da più di dieci anni. Mi spinge anche a pensare all’obiettivo, cioè divertirmi e competere a un buon livello, senza soffrire o avere dolore”.

“Nadal è un punto di riferimento per me”

“Devo dire che non sono solo in questo percorso di recupero. Sono stato sostenuto da piloti come Àlex Crivillé (che ha vissuto un’esperienza simile), Alberto Puig (la persona con cui sono più in contatto, anche perché è il team manager del Team Repsol Honda), Mick Doohan (che ha avuto diversi infortuni gravi). Sono queste le persone che mi hanno dato più consigli. Li ringrazio per il loro sostegno. Un altro punto di riferimento è Rafa Nadal: anche quando si pensava fosse finito, è riuscito a superare il dolore e vincere di nuovo. Ero con lui al Masters 1000 di Madrid. Conosco ciò che ha sofferto e per questo è un punto di riferimento per me. Anche se non è al meglio, è capace di vincere tornei come il Roland Garros. Ricordo che in una conferenza stampa ha ammesso che il dolore ha cambiato il suo umore. Lo capisco. Prima di salutarvi voglio ringraziarvi ancora una volta per il sostegno che ricevo da tutti voi. Farò tutto il possibile per tornare a competere e godere di bei momenti insieme. Lo prometto”.

 

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